Diffusione della specie alloctona Mnemopsis leidyi (Ctenophori) nel mare e lagune dell’Alto Adriatico

Articolo del Dott. Claudio Franci (Boi-res Soc Coop)

Il cambiamento delle temperature marine modifica la distribuzione delle popolazioni naturali e può portare all’arrivo di specie maggiormente termofile provenienti da mari meridionali o tropicali che si spostano alla ricerca di temperature più basse. Il successo dell’invasione da parte di organismi di nuove aree, dipende tuttavia dalle condizioni fisiche ed ecologiche locali o dalla geomorfologia dei bacini. Il mare Mediterraneo essendo un bacino semichiuso con solo due punti di accesso/uscita (Stretto di Gibilterra e Canale di Suez), è un ambiente particolare dove le specie non indigene provenienti per lo più dal Mar Rosso ma a volte anche da altri mari (ad esempio tramite le acque di zavorra delle navi), devono trovare un equilibrio con quelle già presenti che per ragioni geomorfologiche non possono migrare verso mari più temperati.

Il mare Adriatico ed in particolare la parte settentrionale (Alto Adriatico) funge da strada senza uscita per le specie locali, impedendo un’ulteriore migrazione verso mari nordici in risposta all’aumento della temperatura e conferendo comunque una certa resilienza alla sostituzione delle specie con altri organismi alloctoni, in quanto alla fine devono trovare un equilibrio di coesistenza.
In questa situazione, gli effetti del riscaldamento e della bioinvasione comportano cambiamenti complessi e non lineari sulle biomasse, ma non dovrebbero portare a un capovolgimento completo di un gruppo di specie autoctone e / o una fioritura di quelle invasive se non per periodi limitati che tuttavia possono durare anche qualche anno.
Fatte queste premesse, da alcuni anni il Mare Adriatico ed in particolare le aree lagunari delle Regioni FVG e Veneto sono sottoposte a bioinvasione da parte di massive presenze di Mnemopsis leidyi uno Ctenoforo alloctono di cui si conosce la straordinaria proliferazione ed elevata capacità invasiva rispetto alla normale distribuzione microplanctonica e macroplanctonica sia a livello stagionale che spaziale.
Gli effetti riscontrati si distribuiscono a seconda delle condizioni meteomarine in concentrazioni e dispersioni della massa vivente che in corrispondenza con i picchi zooplanctonici sottrae sostanza nutritiva al bilancio trofico da cui dipendono specie e catene trofiche entrate in disequilibrio. L’aumentare delle temperature medie del mare negli ultimi anni inoltre, è probabilmente un fattore che contribuisce ad accentuare la diffusione e proliferazione degli Ctenophori, come sta avvenendo per altri organismi biologicamente affini quali i Celenterati (meduse).
Il fenomeno viene evidenziato dagli effetti sulle specie commerciali soprattutto di piccola taglia come il latterino e gamberetti e naturalmente per certi mestieri in un rallentamento di tutte le fasi di pesca e di qualità del pescato che viene letteralmente avvolto dal materiale gelatinoso catturato dalle reti a sacco aumentando la massa del materiale non commerciale e dalle reti da posta che perdono la loro invisibilità con il rapido intasamento delle maglie.

A questo effetto si sovrappone il periodico spiaggiamento a seguito di mareggiate e la invasione di acque lagunari che data la relativa assenza di competitori larvivori quali fattore limitante o quantomeno la sovrabbondanza riproduttiva della specie, probabilmente più efficace ecologicamente della metagenesi che contraddistingue gli Cnidari.
Il ciclo vitale della specie è in grado di invadere queste aree prive di ampie comunicazioni con l’esterno raggiungendo culmini in termini di biomassa e di consumo delle risorse che portano inevitabilmente allo stress ambientale di queste aree di accumulo creando situazioni di anossia, decomposizione, pari a quelli determinati da spiaggiamenti e accumuli nei numerosi bassi fondali dovuti a particolari regimi di marea e di moto ondoso dai quadranti meridionali.
Tali effetti, in particolare la formazione di situazioni anossiche sui fondali lagunari, possono avere ripercussioni anche sugli allevamenti di molluschi bivalvi (vongole veraci) presenti nelle concessioni in laguna. Le dinamiche di degrado sono purtroppo note da anni in Mar Nero, in cui l’invasione di M. leidiyi oltre a creare notevoli difficoltà di ordine meccanico alla pesca e alla navigazione, ha determinato una riduzione degli stock ittici che soltanto dopo più di vent’anni vedono una lenta ripresa.

La regressione della popolazione è stata determinata dalla competizione con un altro Ctenoforo normalmente presente tra il plancton, Beroe ovata, la cui catena trofica ha incluso M. leidyi aprendo un fronte importante tra i fattori limitanti che potrebbero avviare una ripresa di caratteristiche ecologiche precedenti all’invasione.
Nella regione FVG la riduzione del pescato avviene in particolare nei mesi estivi-autunnali (da fine giugno a ottobre) coincidente con il periodo più favorevole per la pesca di latterini e gamberetti di laguna con il sistema di cattura a bertovelli.

La riduzione progressiva di pescato per mancata cattura dal 2014 al 2018 stimata sui dati di conferimento ai mercati ittici di Grado e Marano lagunare, è variata progressivamente con valori inferiori fino al 62% per il latterino (Atherina boyeri) e 78% per il gamberetti Palaemon spp Crangon spp) con sospensione forzata anche totale delle fasi di pesca con i bertovelli, per l’impossibilità di recuperare reti e prodotto.
Ma oltre a questi aspetti tangibili ed oggettivi, va considerato il possibile e probabile effetto di depauperamento delle forme larvali planctoniche di diverse specie ittiche, soprattutto pelagiche, di cui questi animali si nutrono con conseguenze al momento non note ma potenzialmente molto impattanti sulla risorsa ittica.

La problematica è già stata oggetto di vari dibattiti in più sedi, tecnico – scientifiche ed istituzionali, con l’avvio di un primo studio conoscitivo dall’OGS di Trieste, ma richiede sicuramente un approccio ulteriore e più ampio, volto a definire misure di sostegno alle categorie di pesca interessate e alla valutazione di possibili azioni di contrasto o mitigazione degli effetti.

Bio-res Soc Coop
Dott. Claudio Franci

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