La mitilicoltura nel golfo di Trieste
Premessa
Gli impianti di mitilicoltura attivi nel Golfo di Trieste si sviluppano lungo la fascia costiera del litorale triestino. All’interno del Golfo si possono individuare tre macrozone dedicate alla maricoltura: la zona di Muggia, la zona costiera (Grignano – Baia di Sistiana) e la Baia di Panzano. Con la riorganizzazione delle mitilicolture avviata nell’ultimo decennio le zone di produzione sono state sistemate secondo geometrie conformi a migliorare la produttività ed adeguare gl’impianti alle norme di sicurezza in mare, alle formazione di corridoi balneari, alla migliore disposizione dei segnalamenti utili alla navigazione. La riorganizzazione ha consentito inoltre di porre in opera sui fondali sottostanti delle strutture sommerse progettate appositamente per incrementare la biodiversità di una monocoltura e per il ripopolamento ittico. Questo salto di qualità, dalla situazione caotica e di crisi degli anni novanta, è stato possibile per il forte impulso imprenditoriale dovuto al Consorzio Giuliano Maricolture (COGIUMAR) che ha raggruppato tutti i mitilicoltori in uno sforzo unitario. L’unitarietà d’intenti ha consentito di superare la crisi degli anni novanta dovuta in particolare alle ignoranze scientifiche del fenomeno biotossine, che si è ripresentato in modo disastroso nel 2010. Situazione che, ha generato, però, la forza per trovare soluzioni adeguate e dal 2011 le Associazioni di rappresentanza del settore ittico e COGIUMAR, con la collaborazione delle Autorità Sanitarie, hanno avviato e portato a regime un piano di prevenzione, che fornisce la massima garanzia di salubrità e tracciabilità del prodotto al consumo, tanto da esser considerato riferimento anche per le altre zone molluschicole.
Con la nuova geometria degli impianti è stato possibile, in diversi casi, sostituire i tradizionali filari alla “triestina” (tri e biventie), con filari a monoventia, più resistenti alle mareggiate, più conformi ai canoni estetici e più idonei ad una lavorazione meccanizzata.
Per disporre di un unico parametro produttivo si è considerato il filare equivalente ossia un filare di 100 metri più gli ancoraggi; nel caso di filari sequenziali se viene posto in opera un unico cavo di oltre 400 metri più gli ancoraggi si conteggiano 3 filari equivalenti.
Tabella 1
FILARI 2015 | ||||
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Disponibili | Operativi | Produttivi | Ton* | |
Baia di Panzano | 376 | 352 | 288 | |
” per novellame | 32 | 28 | ||
Baia di Panzano tot. | 408 | 380 | 288 | 1.008,0 |
Costiera | 512 | 456 | 363 | 1.270,5 |
P. Sottile | 201,6 | 75,6 | 70,8 | 247,8 |
G. di Trieste tot. | 1.121,6 | 911,6 | 721,8 | 2.526,3 |
ipotesi produzione media 3,5 ton/filare
Impianti e produzioni
Attualmente (2016) tutte le zone disponibili ed autorizzate per l’attività di maricoltura sono occupate. Le zone adibite a maricoltura consentono la posa in opera di un massimo di 1.121,6 filari equivalenti, oltre ad un impianto di ittiocoltura che occupa 100.245 mq in Baia di Panzano.
Non tutti i filari sono operativi (manutenzione ed avvicendamento) e ancor meno quelli realmente produttivi (si veda tab 1), per cui la produzione annua si aggira tra ton 2.300 e ton 2.800. Con tutti i filari produttivi è possibile superare le 3.500 ton/anno.
Ciclo biologico ed attività colturali
Il mitilo (Mytilus galloprovincialis) in natura è una specie infestante e consistente presenza nel macrofouling, ma coltivato sta diventando il cibo del futuro trainando anche l’allevamento-coltivazione di altre specie marine. Praticamente lo stesso percorso delle Graminacee che da specie infestanti come l’attuale gramigna (Cynodom sp.) sono diventate la base dell’alimentazione dell’uomo. La sua diffusione e rapidità di crescita sono stati i principali fattori che hanno consentito la sua coltivazione. In gran parte delle zone eutrofiche delle coste mediterranee europee (come pure in altre parti del mondo per specie congeneri) è sufficiente immergere nel periodo opportuno materiali artificiali (cavi, manufatti in cemento o plastica ecc.) per consentire alle larve di mitilo di attecchire ed entro breve accrescersi e divenire prima visibili e poi ricoprire tutta la superficie disponibile. Di fatto questa è la prima operazione colturale da eseguire, ossia porre in opera i filari entro aprile (per il golfo di Trieste) e legar sui cavi di sostegno spezzoni di cavo o altro substrato per aumentare la captazione del novellame; entro agosto il novellame raggiunge una taglia sufficiente per esser raccolto ed innestato. Innestare è l’operazione colturale di immetter in un tubo di plastica, incalzato da una rete tubolare in polietilene, gli aggregati di mitilo tenuti assieme dal bisso in moda da formare un pergolato; questi viene posto in coltura legandolo ai cavi di sostengo dei filari. A seconda delle condizioni ambientali (temperatura, salinità, eutrofia ecc.) i giovani mitili si accrescono ed escono dalla rete tubolare, che alla fine rimane al centro del pergolato (in termine marinaresco il pergolato risulta gonfio), ne consegue un nuovo innesto affinché gli aggregati di mitili con un bisso troppo debole non si stacchino e cadano a fondale.
Il reinnesto viene eseguito con un tubo ed una maglia di dimensioni maggiori. In linea generale dopo circa un anno i mitili raggiungono la taglia commerciale e possono esser venduti se la parte edule è in buona percentuale (pieni). La parte edule in massima parte è composta dalle gonadi, per cui se i mitili hanno emesso i prodotti sessuali sono poco commerciali (vuoti). Nel golfo di Trieste il periodo migliore per la vendita va da giugno ad ottobre, considerando però variazioni stagionali, zone ridossate da bora o venti del sud ecc. il periodo si allunga da aprile a dicembre; in particolare negli ultimi anni con probabile causa i cambiamenti climatici. Le operazioni colturali vengono eseguite a bordo dei motopesca. Negli impianti a mare operano 16 m/p di cui 3 di elevata capacità di carico e notevole meccanizzazione delle lavorazioni colturali. Gl’imbarcati, più eventuali operatori a terra, variano da 42 nel periodo invernale a oltre 55 d’estate.
Commercializzazione
I mitili di Trieste vengono venduti all’ingrosso in sacchi da 20-25 kg ai centri di spedizione dove vengono confezionati ed etichettati per il consumo diretto. In regione esiste un grosso centro di spedizione-depurazione a San Giorgio di Nogaro oltre a uno per il consumo locale e la ristorazione al Villaggio del Pescatore e tre Centri di spedizione galleggianti tutti gestiti da imprese di mitilicoltura del golfo, assorbono, però, non più del 25% della produzione del golfo. Per lo sbarco a terra dei mitili all’ingrosso Cogiumar ha in concessione un punto sbarco al Villaggio del Pescatore. I clienti sono in larga maggioranza siti in Veneto ed Emilia-Romagna, solamente una limitata parte del prodotto prosegue verso il sud d’Italia in particolare dopo il ferragosto per esaurimento delle produzioni in Grecia e Taranto. In sostanza il prodotto Triestino entra sul mercato quando le scorte delle altre zone di produzione, più vicine ai grossi centri spedizione, si stanno esaurendo.
Nonostante questi limiti, il prodotto triestino sul mercato è richiesto ed apprezzato per le qualità organolettiche superiori al prodotto spagnolo e greco come pure a quello romagnolo, che per diversi mesi riporta odori e gusti poco apprezzabili.
Walter de Walderstain (Cogiumar)