Variazioni della produttività primaria nei mari: influenza e problematiche dei cambiamenti climatici
Articolo del Dott. Claudio Franci (Boi-res Soc Coop)
Con il termine produttività primaria PP di un bacino idrogegrafico, si intende la quantità totale di materia organica (o carbonio organico principalmente carboidrati) prodotta attraverso i processi di fotosintesi, da organismi vegetali definiti produttori primari (fitoplancton, alghe, batteri autotrofi) a partire dalla luce (raggi UV), dall’acqua, CO2 e da molecole inorganiche.
Negli ambienti acquatici i fattori che influenzano la PP, sono la luce e i nutrienti inorganici quali composti dell’azoto N (nitrati) del fosforo P (fosfati), o del silicio (silicati SiO4). La disponibilità dei nutrienti è a sua volta connessa ad apporti di provenienza terrigena ed antropica, principalmente per dilavamento e trasporto con i corsi d’acqua ed interessando pertanto le aree costiere o da fenomeni di upwelling cioè di risalita di acque più fredde e ricche di nutrienti, dalle profondità marine per effetto di correnti e spostamenti di masse d’acqua generate da venti.
Tale fenomeno è noto e maggiormente presente, lungo la fascia equatoriale degli oceani (costa occidentale dell’Africa, del Perù e Cile) e conferisce a quelle aree marine, eccezionale produttività.
I cambiamenti climatici stanno già da qualche anno apportando influenze tangibili sulla produttività primaria dei mari compreso l’Alto Adriatico, a causa delle variazioni dei regimi pluviali delle diverse aree che si traducono in minori apporti complessivi di nutrienti, degli innalzamenti medi delle temperature e delle variazioni delle correnti marine.
I principali effetti rilevati sulle variazioni di produttività delle aree costiere sono da porre in relazione a carenze di composti nutrienti e/o squilibri nei loro rapporti (N/P) e modificazioni della composizione fitoplanctonica che sta alla base della piramide alimentare (produttività primaria) e può di conseguenza influenzare a vari livelli le risorse biologiche marine.
Tra i consumatori primari che possono risentire maggiormente delle variazioni di concentrazioni del fitoplancton sospeso nella colonna d’acqua, troviamo i molluschi bivalvi. Se ci riferiamo all’Alto Adriatico, sono stati osservati negli ultimi anni, sensibili allungamenti dei cicli di accrescimento su più specie di molluschi bivalvi.